Porte sbattute, parole brusche urlate addosso, musi lunghi e silenzi protratti, orecchie coperte da grosse cuffie, musica a volume alto e telefonino in mano, eccolo qui il parziale ma fedele ritratto di un adolescente arrabbiato. Una creatura che appare improvvisamente aliena e che, a volte, sembra irriconoscibile agli occhi dei suoi stessi genitori.
E’ questo il tema di cui parliamo questo mese: la rabbia delle ragazze e dei ragazzi che attraversano l’adolescenza. Maria Grazia Rubanu, Psicologa Psicoterapeuta esperta in tematiche familiari e adolescenza, risponde ai quesiti che le abbiamo fatto nel post La rabbia negli adolescenti: come gestirla, la domanda principale è se questa emozione sia davvero fisiologica e se ci siano delle strategie per gestirla.
Come gestire la rabbia negli adolescenti?
Per rispondere a queste domande mi preme mettere in evidenza che l’adolescenza è un’età caratterizzata da cambiamenti sia fisici che psicologici, è quella delicata fase di mezzo in cui non si è più bambini e non si è ancora adulti e durante la quale i ragazzi e le ragazze iniziano a sperimentare sempre più cose da soli.
Questa fase prevede delle oscillazioni in cui le aree di autonomia e i cambiamenti non sempre vengono gestiti al meglio, proprio perché ancora si sta costruendo la propria identità, si sta imparando ad “essere”, molto spesso sbattendo il muso sulle situazioni.
Questa sensazione di non essere all’altezza, il sentirsi insoddisfatti, la paura di non farcela, possono dare luogo a manifestazioni di rabbia e aggressività che si esprimono a volte nei confronti dei coetanei e più spesso nei confronti degli adulti, soprattutto i genitori.
Il cambiamento in questa fase riguarda tutta la famiglia, perché l’adolescenza non è solo una questione individuale, ma una fase del ciclo di vita che coinvolge tutti: ad ogni emozione di un figlio o una figlia adolescente corrisponde, spesso in modo speculare, quella dei suoi genitori e viceversa.
In questo periodo prende avvio il processo di separazione-individuazione, attraverso il quale gli adolescenti cercano di definire la propria identità per differenziazione da quella dei propri genitori. Si tratta di un processo non lineare caratterizzato dall’ambivalenza tra il desiderio di emancipazione dagli adulti e la paura di non farcela da soli, che tende ad impedire il distacco, facendo sperimentare la propria fragilità.
È un momento delicato in cui i genitori vengono percepiti dai figli, non più come divinità a cui affidarsi, come avveniva durante l’infanzia, ma come esseri fallibili e imperfetti che possono e devono essere messi in discussione: solo così il ragazzo o la ragazza potranno scoprire davvero chi sono.
Se il compito dei figli è quello di mettere in discussione i genitori, qual è il compito dei genitori?
I genitori in questa fase devono mettere in atto un sistema di protezione flessibile, ovvero trovare un equilibrio tra il proteggere i propri figli e il lasciarli liberi di sperimentare in autonomia. Il compito più difficile è proprio quello di riuscire a fare sentire la propria presenza come punto di riferimento senza diventare oppressivi.
Come gestire la rabbia negli adolescenti?
- Fermarsi, respirare e ascoltarsi per riuscire ad ascoltare
La prima cosa da fare è fermarsi e prendersi il tempo di capire davvero cosa sta succedendo, al di là della singola manifestazione comportamentale spiacevole, cercare di sentire cosa c’è dietro, qual è il senso di quell’emozione in quello specifico momento.
L’impulsività è una cattiva consigliera, che porta facilmente a rispondere in modo speculare e ad andare in escalation con l’illusione di risolvere tutto con una punizione. È sempre meglio un buon silenzio in attesa di calmarsi e poter gestire in modo più efficace la situazione. È fondamentale non cercare di controllare le emozioni del figlio o della figlia, è giusto che possa esprimerle e dare loro un nome e un senso, le emozioni più sono confuse e più sono esplosive (o implosive).
E visto che si parla di persone in relazione un altro aspetto da curare è la gestione delle proprie emozioni come persona e come genitore, cominciando dal riconoscerle:
Cosa mi attiva la reazione di mio figlio?
Cosa mi succede dentro?
In quali altre situazioni ho provato questa emozione?
Si tratta di un processo fondamentale per capire quale carico appartiene ai figli e quale ai genitori.
Come gestire la rabbia negli adolescenti?
2. Mettere da parte l’orgoglio
Non si deve prendere la rabbia come una manifestazione personale perché questo rischia di attivare le difese dei genitori e diventare sale sulle loro ferite. Si può imparare a tenere conto del fatto che si tratta un bisogno esperienziale del ragazzo che ha a che fare con i compiti di sviluppo dell’adolescenza e con la funzioni genitoriale più che con la singola persona.
3. Poche regole ma ben definite
Deve esserci un limite educativo ma non deve essere eccessivo e si deve lasciare spazio alla costruzione del senso di responsabilità e alla fiducia.
4. Ricordarsi di avere avuto la loro stessa età
Una delle cose che chiedo sempre ai genitori di adolescenti è se si ricordano della loro adolescenza e come la ricordano.
Come eri quando avevi la sua età?
Come ti sentivi?
Che immagine avevi dei tuoi genitori?
Bisogna cercare quanto più possibile di sintonizzarsi con quella fase della propria vita senza filtrarla con gli occhi dell’adulto che si è diventato, insomma non dire mai cose tipo “Io ero molto più rispettoso di te coi miei genitori“
Cosa ne pensate?
Maria Grazia Rubanu
Psynerghia – Psicologia e Relazioni
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels
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