Essere adolescenti al tempo del covid19 è l’argomento di cui parliamo questo mese con lo studio Psynerghia, quel virus tanto piccolo quanto pericoloso con il quale tutti stiamo facendo i conti da mesi.

Essere adolescenti al tempo del covid19 | Genitorialmente

In questo post la D.ssa Rubanu cerca di rispondere alle domande che le abbiamo posto con l’articolo “Adolescenti al tempo del coronavirus” e prova a farlo anche grazie alle preziose parole di una ragazza di 17 anni.

Questo periodo è difficile a tutte le età: bambini, ragazzi e adulti, tutti costretti a una limitazione della propria libertà per salvaguardare un bene superiore, quello della salute. Ognuno reagisce in modo differente e affronta problematiche tipiche anche della fase di vita.

Essere adolescenti al tempo del covid19: Come vivono questo periodo?

In questo periodo di emergenza sanitaria gli adolescenti, proprio come tutti noi, hanno attraversato delle fasi.

La PRIMA FASE è stata quella della NEGAZIONE DEL PROBLEMA, un periodo, durato un paio di settimane, che li ha portati  a pensare solo agli aspetti positivi:

La scuola è chiusa, che bello, siamo in vacanza!

Ma anche

 … vabbé che problema c’è, tanto si ammalano solo i vecchi, a noi non può succedere nulla!

Adesso invece anche il loro vissuto è caratterizzato dalla preoccupazione, stanno attraversando la SECONDA FASE, quella della PRESA DI CONSAPEVOLEZZA e della piena comprensione del fatto che si tratta di un problema serio, molto più serio di quanto non sembrasse all’inizio.

Le ragazze e i ragazzi vivono una grande angoscia, sentono la paura della malattia e della morte di persone care e si tratta di un’angoscia carica anche del pensiero del “dopo”. Anche per loro, come per noi adulti, il dopo significa ricominciare, ma con in più il peso di essere in un’età in cui tutto cambia velocemente, loro sono in evoluzione continua e quindi si chiedono:

Cosa succederà?

I miei amici ci saranno ancora?

Il mio fidanzato/la mia fidanzata sarà ancora interessata a me?

Ma c’è anche il senso di PROTEZIONE che sentono nei confronti dei genitori e della famiglia in generale, li vedono preoccupati e per questo non vogliono gravare su di loro, non vogliono aggiungere elementi problematici.

Si preoccupano per la loro salute, soprattutto se escono per andare al lavoro o se fanno un lavoro a rischio.

Si preoccupano anche per la possibilità di un’incertezza economica presente o futura, se sentono che il lavoro dei genitori è in pericolo.

La loro preoccupazione è un segno di responsabilità e di ancoraggio ad un dato di realtà con cui tutti, a tutte le età, stiamo facendo i conti.

Ma stanno anche attivando le loro RISORSE per andare avanti in un momento in cui la loro vita è stata stravolta e mancano i confini e la scansione temporale dati dalla scuola, dallo sport e da tutte le altre attività extrascolastiche.

In questo momento a loro mancano le uscite con gli amici, gli incontri col fidanzato o la fidanzata, a volte manca persino l’aria, in uno spazio condiviso 24 ore su 24 con genitori e magari fratelli e/o sorelle con cui non sempre il rapporto è idilliaco.

Eppure loro ci sono, con un grande senso di responsabilità e un personale senso di giustizia, tipico di questa età.

A questo proposito credo che le parole di una ragazza di 17 anni possano essere molto più significative delle mie per fare comprendere cosa succede nella mente e nelle emozioni dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.

Condivido con voi il dono prezioso di Haru, è questo il nome di fantasia che ha scelto, un nome che in coreano significa “primavera” e in cinese significa “luce del sole”, la stessa luce che ha portato nel mio cuore permettendomi di leggere e condividere i suoi pensieri.

Essere adolescenti al tempo del covid19

In questi giorni stando da sola ho potuto riflettere molto su questo virus chiamato “corona virus” ma mi è tornata sempre in mente la stessa conclusione.

Siamo costretti a rimanere a casa e purtroppo non posso vedere i miei amici, le mie nonne, non posso giocare allo sport che amo, e non posso vedere neanche il mio ragazzo… quasi quasi posso dire anche che non respiro neanche l’aria che c’è fuori perché sono costretta a portare una mascherina.

Il tempo va lentissimo, ma posso scoprire più cose di me stessa.

Odio le persone che quando non sanno di cosa parlare o semplicemente per farsi notare sparano certe scemenze su un argomento, tra l’altro molto importante, perché la gente è spaventata.

Ma da cosa?

Prima eravamo tutti belli felici e ci dicevamo l’un l’altra

 “È una semplice influenza”

“Non succederà nulla”

E invece ora? Ci sono moltissimi morti.

Ma la cosa che di più mi fa arrabbiare sono i ragazzi come me, che parlano parlano ma non sanno nulla, bella la frase

“Io esco, tanto anche se mi prendo questo virus non mi succede nulla”

Ma perché non si soffermano a guardare il telegiornale o le persone esperte che parlano?

 Il corona virus potrà anche non farti  nulla ma così  facendo lo potresti portare a un tuo familiare più anziano che invece, a differenza tua potrebbe avere ripercussioni molto gravi sul proprio corpo.

Mi fa ridere pensare alla prima volta che si è parlato del corona virus, nessuno sapeva nulla, eppure parlava e faceva il figo con l’amico, e magari diceva anche cavolate più grandi di lui eppure anche oggi mi chiedo

“Perché le persone hanno questo brutto difetto?”

Leggendo delle notizie ho scoperto che 10 medici cinesi sono venuti in Italia per aiutarci con questo problema, la Cina ha donato 1000 macchine polmonari, ma ci pensate 1000 persone in più che si salvano?

Ma perché la Cina si comporta così nei nostri confronti?

Dopo tutto il razzismo e l’ignoranza che l’Italia ha dimostrato in  questo periodo io non darei nulla, le persone che hanno picchiato i ragazzi “occhi a mandorla” solo perché hanno tratti asiatici non vuol dire nulla, cazzo che rabbia, mi chiedo se il problema fondamentale sono le persone che uccidono e commettono reati oppure siamo noi, che con il passare di tempo ci evolviamo, ma nel peggio.

Perché le tecnologie non le usiamo per fare qualcosa di buono?

Perché i fondi non vengono usati per curare tutte queste malattie?

Perché non facciamo un minuto di silenzio per tutte le persone morte nel giro di una settimana?

Non c’è più rispetto in questo mondo, diamo tutto per scontato, e questo ci rende ancora più stupidi.

Se ognuno di noi fosse rimasto a casa invece di fare lo stupido andando in giro, in questo momento saremo tutti a scuola, a sorriderci.

É da una settimana che non sfioro i miei genitori e le mie sorelle, mia mamma lavora in ospedale per aiutare gli stupidi che qualche giorno fa facevano i fighi in strada, abbiate un po’ di rispetto per chi come mia madre si fa in 4 per aiutare sia in famiglia che voi.

Mio padre pur di stare con noi la mattina lavora la sera, sapete cosa fa mio padre? Lavora per una compagnia telefonica e aggiusta i cavi e Internet, che quando non ne avete  sembra che senza internet non sappiate vivere.

Perché ora non appoggiate i telefoni vi sedete a un metro di distanza con un vostro familiare e vi raccontate quello di cui non riuscite mai a parlare?

La vita potrebbe andarsene da un momento all’altro, molti di voi hanno la fortuna di avere dei genitori e delle sorelle o fratelli, perché non usate questo tempo per conoscerli meglio?

Smettetela di fare gli orgogliosi in questo momento, non serve a nulla perché un giorno ve ne pentirete.

Ci avete mai pensato? In questo periodo sono successe molte cose brutte a noi esseri umani, e se la natura avesse deciso di punirci dopo tutto il male che le abbiamo fatto?

Se le persone si uccidessero come uccidono gli animali nel giro di 8 giorni l’umanità sparirebbe.

Spero capiate che le vostre azioni faranno sempre del male a qualcuno, a un vostro familiare, a un vostro amico o semplicemente a voi stessi.

Mi manca la mia vita, ma se stiamo tutti uniti possiamo risolverlo il prima possibile.

#iorestoacasa

Dopo le parole di Haru ogni altro elemento sembra essere di troppo ma voglio provare a condividere con voi un’ultima riflessione.

COSA POSSONO FARE I GENITORI PER SOSTENERE LE RAGAZZE E I RAGAZZI COME HARU, IN QUESTO MOMENTO?

Possono provare a esserci, a stare in ascolto e fare loro capire che, anche se la situazione è difficile, loro possono comunque essere ragazzi e non hanno bisogno di proteggerli.

Possono far capire loro che in famiglia si può parlare di qualsiasi cosa, anche delle PAURE: della paura della malattia e della morte, della paura dell’incertezza, ma anche della paura di perdere tutto e del CORAGGIO che ci vuole per ricominciare.

Non bisogna mai sottovalutare il potere benefico della CONDIVISIONE, del sentire che “se lo divido con te, il mio peso diventa più leggero”.

Ma devono anche essere capaci di rispettare i loro SILENZI e il loro DESIDERIO DI CONFINI, spesso rappresentati da una porta chiusa, magari anche sbattuta. Una possibilità che, quando gli spazi lo consentono dovrebbe sempre essere garantita.

Maria Grazia Rubanu

Psynerghia – Psicologia e Relazioni

Foto di Chris Adamus su Unsplash

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