Suicidio di un adolescente: Come prevenire? Noi genitori ci sentiamo piccoli di fronti ad accadimenti così devastanti, allora chiediamo aiuto per provare a capire.

Genitorialmente | Suicidio di un adolescente come prevenire

Per la rubrica Figli al centro continua la collaborazione con Psyblog e le sue psicoterapeute, esperte in tematiche relazionali che con questo articolo ci aiuteranno con i loro consigli su un argomento piuttosto complesso e controverso da trattare: il suicidio in adolescenza: “Lo facciamo come sempre a partire dalle riflessioni dei genitori nell’articolo Le domande di un genitore“.

Suicidio di un adolescente – Un argomento difficile e un’età complessa

L’adolescenza si configura come un periodo della vita in cui si è particolarmente vulnerabili dal punto di vista psicologico.

Questa condizione di difficoltà è collegata ad un’elevata incidenza di tentativi suicidari. L’argomento non è facile da trattare ma possiamo certamente dire che, perché si arrivi a mettere in atto determinate condotte, è necessaria l’interazione di FATTORI PSICOLOGICI, INDIVIDUALI, RELAZIONALI e CONTESTUALI, che si intrecciano con FATTORI PREDISPONENTI e SCATENANTI.

Suicidio di un adolescente – Un’esperienza emotiva frequente

L’idea di potersi o volersi suicidare è un’esperienza emotiva frequente, si tratta di un pensiero che può presentarsi soprattutto in certe fasi della vita, come l’adolescenza, quando si attraversano momenti di crisi evolutiva e si vivono emozioni complesse e a volte contraddittorie: da un lato si inizia a fare i conti con l’accettazione dei propri limiti temporali e, dall’altro si cerca di affermare la propria libertà decisionale anche ipotizzando modalità estreme. Per fortuna si tratta di un pensiero che, nella maggior parte dei casi, dura poco e non ha modo di sedimentare.

Suicidio di un adolescente – Il suicidio in adolescenza come evento processuale

Il tentativo di suicidio di un adolescente, al contrario di come spesso viene definito, non è un’azione improvvisa e inconsulta ma è il frutto di un processo che porta con sé vissuti, desideri e fantasie, a volte contraddittori tra loro, esistenti da tempo, anche se non sempre se ne ha consapevolezza.

L’adolescente vive una condizione in cui non ha ancora integrato i diversi piani del Sé, ha spesso difficoltà di regolazione dell’autostima, scarsa tolleranza alle frustrazioni ed elevata impulsività, unite al fatto di non avere ancora una rappresentazione realistica e completa delle conseguenze delle proprie azioni.

In questo quadro di sviluppo è normale avere minore resistenza di fronte a eventi relazionali o sociali, che possono non essere oggettivamente gravi, ma assumono un quadro di gravità per chi li vive con determinate caratteristiche di base. Ci sono situazioni che diventano traumatiche perché ci si trova in una condizione di difficile metabolizzazione emotiva.

Per fare un esempio, si tratta di quelle situazioni in cui si ha un tentato suicidio di un adolescente (o un suicidio riuscito) in prossimità di un evento sociale o relazionale come un insuccesso scolastico o la fine di una relazione sentimentale.

Eventi che vengono spesso troppo semplicisticamente considerate come cause uniche responsabili dell’evento, anziché essere pensate come CAUSE SCATENANTI ULTIME, che hanno trovato terreno fertile in un ragazzo dalla condizione psico-emotiva già precaria.

 

Suicidio di un adolescente – La vulnerabilità psicologica dell’adolescente

Abbiamo detto che gli adolescenti sono vulnerabili e questa loro condizione li espone sia al rischio di sviluppo di differenti forme di psicopatologia che al rischio suicidario. È possibile identificare tre caratteristiche adolescenziali che non devono essere sottovalutate (1):

1.    La difficoltà per alcuni adolescenti di tollerare i sentimenti di solitudine e “separatedness che derivano dal processo di separazione dalle figure genitoriali e che sono fondamentali per la costruzione della propria identità. Si vive una condizione in cui non si è più bambini ma non si è ancora adulti e per poter essere se stessi è necessario discostarsi dal modello rappresentato dai propri genitori. È una condizione tipica dell’età ma che, in condizione di particolare fragilità, viene percepita come impossibile da raggiungere.

Ci si sente soli, diversi dagli altri, non si può tornare al passato rappresentato dall’infanzia ma non ci si riconosce in un futuro in costruzione, questo porta a sviluppare un vissuto depressivo dal quale non è facile uscire.

2.    Il bisogno di sfidare, anche questo è un bisogno tipico dell’età, che può portare ad agire in modo impulsivo, senza tenere conto delle conseguenze delle proprie azioni.

3.    L’attacco distruttivo al proprio corpo, caratteristica fondamentale nei tentativi di suicidio in adolescenza. Il rapporto degli adolescenti con Il proprio corpo non è facile: il corpo è contemporaneamente luogo di trasformazioni e luogo di stimoli e pulsioni sessuali che possono essere vissute come imperiose e incontrollabili. Questo può portare a vivere il proprio corpo come estraneo, quasi disunito alla propria identità. Sappiamo quanto spesso gli adolescenti si vergognino del proprio corpo, anche se noi adulti non sempre ci rendiamo conto di quanto questo disagio possa essere grave. Nel suicidio il corpo diventa un nemico da eliminare.

Va però specificata la valenza relazionale di un atto che appare solitario per eccellenza. Si tratta infatti di un gesto rivolto mentalmente verso qualcuno, sia come forma di ribellione, protesta o ricatto, sia come grido d’aiuto, sia come tentativo illusorio di restare per sempre nella mente di qualcuno.

Tutti questi elementi sono generalmente compresenti  e molto legati ad un livello profondo, tanto che è sempre fallimentare la possibilità di cogliere il motivo unico di un tentato suicidio. Altro elemento importante di cui tenere conto è la presenza della speranza di METTERE FINE AD UNA SITUAZIONE DI SOFFERENZA INTOLLERABILE e di andare verso una condizione di pace duratura e intangibile.

Molti ragazzi che tentano il suicidio hanno il DESIDERIO DI ESSERE SALVATI DALLA MORTE, si tratta di un’aspettativa magica che urla il bisogno di essere finalmente visti in tutta la propria sofferenza. In questi casi ci sono spesso segnali premonitori dell’intento, segnali che hanno una grande valenza relazionale.

In queste situazioni è fondamentale che le persone vicine al ragazzo sappiano cogliere i segnali e non li sottovalutino, ma cerchino di trovare un senso e dei comportamenti adeguati ad affrontare la situazione.

 

Suicidio di un adolescente – Fattori di rischio del suicidio in adolescenza

Le ricerche hanno messo in evidenza la presenza di alcuni fattori di rischio individuali che correlano con il suicidio in adolescenza (2)

1.    La presenza di un precedente tentativo di suicidio rappresenta un elemento di rischio perché si possa tentare nuovamente di mettere in atto una condotta di questo tipo.

2.    La presenza di problematiche di tipo psichiatrico non riconosciute o non adeguatamente trattate. I dati denotano un’associazione tra alcuni sintomi depressivi e l’emergere di comportamenti suicidari. C’è anche una relazione significativa tra l’abuso di sostanze e Il suicidio in adolescenza.

Ci sono poi i fattori di rischio ambientali (3):

1.    La presenza di elevata conflittualità in famiglia e di insoddisfazione nella relazione genitori – figlio adolescente. Questi aspetti sono particolarmente importanti perché privano i ragazzi di un contesto di riferimento sicuro e solido che è fondamentale in questa età di passaggio.

2.    La presenza di life events, come ad esempio una perdita significativa in famiglia o nel giro di amicizie, aumentano il rischio di messa in atto di comportamenti suicidari.

 

Suicidio di un adolescente – Cosa possono fare i genitori per prevenire

Ma cosa possono fare i genitori per rendersi contro di ciò  che sta accadendo e prevenire certi tipi di condotte?

 

Abbiamo visto quali sono le dinamiche e i fattori di rischio individuali e relazionali e ci teniamo a sottolineare che le persone vicine a chi vive una condizione di disagio così forte possono fare tanto.

I genitori in primo luogo hanno nelle loro mani una risorsa importantissima che deve però essere costruita nel tempo, sin da quando un figlio viene al mondo: si tratta della capacità di accoglienza, di sintonizzazione affettiva e di costruzione di un dialogo autentico di cui più volte abbiamo parlato. Le variabili elencate rappresentano dei veri e propri fattori protettivi per la comparsa di qualsiasi tipo di disagio nei figli.

La prima risposta è dunque la promozione del benessere, costituita da una modalità educativa presente e affettivamente ricca, senza diventare soffocante, da un monitoraggio flessibile che tiene conto del rispetto per se stessi e per l’altro e da un rapporto basato sulla fiducia che si costruisce giorno dopo giorno e che è capace di modificare le caratteristiche del rapporto a seconda dell’età e del livello di sviluppo psico-emotivo del ragazzo.

I genitori possono fare tanto anche quando compaiono i primi segnali di disagio. Possono cercare di capire cosa non va nel verso giusto; che cosa sta succedendo ai propri figli ponendosi in una posizione di ascolto non giudicante; mettendosi per primi in discussione rispetto alle  modalità utilizzate nella relazione.

Può accadere però che i genitori sentano di non avere le risorse per affrontare le difficoltà dei figli; in questi casi è fondamentale che possano chiedere aiuto a persone competenti che possano aiutarli a superare le difficoltà individuali e familiari e metterli nelle condizioni di affrontare in modo differente gli eventi critici imprevedibili e gravi come la comparsa di ideazione e/o condotte suicidarie.

La nostra riflessione per ora si ferma qui, anche questo mese abbiamo affrontato un argomento a partire dalle suggestioni dei genitori del blog Genitorialmente. Il confronto e il dialogo con i genitori è sempre stimolante e speriamo di aver dato qualche spunto in più anche su un argomento così complesso come il rischio suicidario in adolescenza.

Maria Grazia Rubanu e Melania Cabras

Studio Psynerghia. Psicologia e benessere

Psyblog. La sostenibile leggerezza dell’essere

 

(1) Pandolfi A.M, 2000, Il suicidio: voglia di vivere, voglia di morire, Franco Angeli Milano
(2) Maggiolini A., Di Lorenzo M., Pisa C. (2013). “Atteggiamenti nei confronti della morte e del suicidio in adolescenza”. Psichiatria e Psicoterapia, Vol. 4: 268-284
(3) ibidem
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