Un terremoto può scatenare una forza distruttiva che lascia silenzio e vuoto. Le parole si spengono e lasciano spazio ad immagini di distruzione e paura”. S. Littleword

Terremoto e bambini | Genitorialmente

Terremoto e bambini | Genitorialmente

Quanti giorni sono passati dal terremoto di Amatrice, Cumoli e di tutta la zona della provincia di Rieti? Tanti o pochi? Non lo sappiamo perché quelle immagini ormai sono impresse nelle nostre menti e nel nostro cuore, la data esatta non è importante.

Noi che stiamo soffrendo per quelli che,  purtroppo, il terremoto l’hanno vissuto in prima persona; noi dobbiamo stare in rispettoso silenzio. Ma come spesso succede invece nella nostra testa risuona in maniera assordante una domanda su tutte

Perché? Perché devono succedere queste cose?

Non ci sono risposte. Ma c’è invece qualcuno a cui dobbiamo dare delle spiegazioni o delle risposte, sono i nostri figli.

Ricordo il terremoto de L’Aquila quando le mie figlie erano piccole e con i loro occhioni guardavano i miei in cerca di risposte, in cerca di parole che le tranquillizzassero.

Terremoto e bambini: queste parole non dovrebbero mai essere affiancate, MAI.

Noi pensiamo che i bambini dovrebbero essere sempre protetti dalle tragedie della vita. Io cerco sempre un insegnamento anche nelle cose brutte; anzi spesso molto di più in quelle negative che quelle positive

Quando sei di fronte alla tragedia del terremoto fai fatica a trovare qualcosa di positivo, ecco che l’unica cosa che si può contrapporre a quella forza distruttiva è la forza della solidarietà.

Terremoto e bambini | Genitorialmente

Terremoto e bambini | Genitorialmente

Alle mie figlie ho iniziato a parlare di solidarietà. Dobbiamo aggrapparci fortemente all’ancora della solidarietà per tirarci fuori dalla disperazione e smettere di piangere.

Con le mie figlie abbiamo iniziato a pensare ai bambini che avevano perso tutto con il terremoto. A bambini come loro, così abbiamo “inventato un gioco” pensando a quali vestiti potevamo donare a questi bambini siamo andati in un negozio a vedere cosa donare, ma non abbiamo comprato nulla. Abbiamo deciso per una tuta e una maglietta e abbiamo fatto una donazione con il corrispettivo in denaro. Ho pensato che quella era l’opportunità per insegnare la solidarietà alle mie figlie, così abbiamo preso i loro soldini dal loro salvadanaio.

E’ stato bellissimo quando loro mi dicevano “Mamma ma noi abbiamo altri soldini nel salvadanaio, mandiamo più soldini per quei bambini”. Sulla scia del loro entusiasmo scrissi una lettera alle loro insegnanti della scuola elementare, chiedendo di provare a fare lo stesso all’interno della classe, l’entusiasmo dei bambini avrebbe contribuito a fare del bene e a lenire la sofferenza di noi adulti.

Cosa successe?

Successe che dopo qualche giorno arrivò un avviso da parte della scuola annunciando che la scuola avrebbe fatto una raccolta di soldi per mandarli ai bambini de L’Aquila. Le insegnanti delle mie figlie mi dissero che andarono con la mia lettera dalla preside; non so quanto il mio pensiero contribuì “istituzionalizzare” la raccolta fondi della scuola, ma invito chi mi legge a fare la stessa cosa, provare non costa nulla.

Terremoto e bambini come spiegarlo ai nostri figli?

Incominciamo con la solidarietà.

Queste sono foto che ho scattato a L’Aquila due anni dopo il terremoto; purtroppo dalle immagini viste in questi giorni in televisione non mi sembra che molto sia cambiato. La prima è quella che mi ha colpito di più, ritrae alcune chiavi di appartamenti che non ci sono più.

Ora aspettiamo che il tempo pian piano forse aiuti a dimenticare.

Blog di genitori - Manu e Flavia | Genitorialmente

(Visited 333 times, 1 visits today)